SHANNON WRIGHT - IN FILM SOUND

Vicious Circle, 2013

Voto:
9/10








Dalle sonorità di In Film Sound emerge tutta la frustrazione della Wright rispetto al costante aumento della povertà e della disuguaglianza sociale negli Stati Uniti. Problematiche che suscitano incredulità - soprattutto se parliamo dei cittadini di una delle più grandi potenze economiche mondiali - a tal punto da farti pensare che si tratti soltanto di un film. Da queste situazioni di sofferenza ha origine il titolo del suo nuovo disco che parte subito con volumi brutali.

Noise Parade è l’opener che ridimensiona le sue tendenze folk-rock - paragonabili a quelle di PJ Harvey, Lisa Germano e Nico - posseduto da una feroce sezione ritmica che viene eseguita in modo magistrale dal bassista Todd Cook e dal batterista Kyle Crabtree, precursori del post-rock made in nineties nonché membri degli Shipping News. L’impetuosa stratificazione sonora sembra attenuarsi in The Caustic Light, quando l’enfasi vocale della primula di Jacksonville e gli accordi tenebrosi della sua Fender Jazzmaster, ricamano le trame inquietanti di un ingannevole thriller cinematografico, poi sottomesse all’inaudita violenza delle chitarre. Riprende fiato e il rumore svanisce nei sospiri e negli arrangiamenti tetrici di Who’s Sorry Now? fatti di atmosfere intorbidite dal grigiore della solitudine: “In the linger of night, so cold when I only want someone to hold, and that’s why I’m afraid what you choose, you turn me out, I have no say. Who’s sorry now? Now that you’re alone.. Who’s sorry now? When you have no hope”, intensificando un catalogo di sensazioni sconfortevoli che sprofonda nella rassegnazione dei suoi versi.
L’unica composizione in grado di sedare totalmente la sconvolgente e rabbiosa struttura dei brani precedenti è Bleed. Le profondità gutturali della Wright incontrano morbide linee di pianoforte che traboccano di una malinconia agghiacciante, immersa nell’oscura teatralità epica e lo stile neo-classico di Anja Plaschg aka Soap&Skin.
I riff dinamici di Mire e soprattutto il successivo folk-metal di Captive To Nowhere, risollevano quel maestuoso vortice sonico, alimentato dalle travolgenti chitarre distorte che continuano la loro marcia inarrestabile anche sulle note di They’ll Tear It Down.

E’ un disco con un intensità emotiva pazzesca. L’unico vero trait d’union tra le canzoni é rappresentato dalla suggestiva bellezza malinconica che amplifica il fascino di un opera passionale, sofisticata e complessa, attraverso una vasta gamma di elementi sonori.

0 commenti:

Posta un commento