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Voto:
7,5/10
reviewer: Matteo
2013: Sono arrivato
a Santander la sera del 26 aprile da Barcellona con 39 di febbre, ho passato
tutto il viaggio a chiedermi che cazzo stavo facendo, quasi rimpiangendo di non
essere rimasto a casa al caldo a vedere film e mangiare pipas. Il tempo faceva
decisamente schifo, pioveva, come spesso accade da quelle parti, il mar
cantabrico era incazzato, io ero scosso dai brividi e non smettevo di tossire.
Conclusione: la prima notte la passo in albergo in compagnia dei miei compagni di viaggio pastiglia e sciroppo.
Conclusione: la prima notte la passo in albergo in compagnia dei miei compagni di viaggio pastiglia e sciroppo.
La mattina
successiva c’è un accenno di sole, la condizione fisica del sottoscritto va
lentamente migliorando insieme all’umore, decido di andare a esplorazione
questi luoghi sconosciuti. Santander è una piccola e tranquilla città
facilmente attraversabile da un bipede, il centro storico, le sue piazze, le
strette stradine, un lungomare tra i più suggestivi che mi sia capitato di
osservare, la grande playa del Sardinero, la penisola della Magdalena. Nel
pomeriggio intanto il cielo si incazza, il risultato è l’arrivo di un temporale
epico. Ora a Santander, mentre i negozi di dischi sono più rari di un igloo in
Andalusia, i bar spuntano ovunque, rifugiarmi in uno di questi aspettando che la situazione migliori mi
sembra dunque la decisione più saggia. Quando l’acquazzone finalmente passa,
parecchie ore e birre più tardi, ho conosciuto diversi personaggi della zona,
alcuni interessanti, altri molesti, molti sono incuriositi dal mio accento,
manco venissi dall’isola di Pitcairn. Si è fatto tardi, nel frattempo, e la mia
influenza pare svanita, giro ancora qualche posto. A chi mi chiede il motivo
della visita in Cantabria, cioè quasi tutti, spiego: “Domani suona Micah P.
Hinson”. Nessuno di loro ha la minima idea di chi sia. Ma non importa.
La sera successiva
nello Studio Moon River c’è lui da solo con la chitarra e suona tutto Opera
Circuit, il suo secondo disco, più sette canzoni del nuovo album, all’epoca in
fase di registrazione, e Beneath The Rose a chiudere il tutto. È in forma, il
ragazzo. Tra una canzone e l’altra fuma un sacco di sigarette, ci racconta
come, dove e perché sono nati i suoi pezzi, spiega che
dopo l’incidente stradale in cui è stato coinvolto nel 2011 a Tarragona,
durante il tour in cui suonava Trompe Le Monde dei Pixies accompagnato dai
Tachenko, ha qualche difficoltà a suonare alcuni accordi. Ne viene comunque
fuori una roba incredibile, a tratti commovente.
Dieci mesi dopo
esce Micah P. Hinson and The Nothing. Il retro della copertina recita così: 12
songs from Santander, Spain. Lo pubblica un’etichetta francese, Talitres.
C’è un sacco di
roba diversa dentro questo disco, lo metti sul piatto e inizia subito con una
sorpresa, c’è infatti un Micah inedito, almeno in studio, che scopre che le
chitarre possono anche fare casino qualche volta. La musica prosegue tra slide
guitar e pianoforte, chitarre che provocano “dolor de oìdos”, ci sono figli
dell’Unione Sovietica cantati in un’atmosfera quasi surreale, c’è tanta
America, si sente tanto il Texas dove è nata questa manciata di canzoni, ci
sono storie di vita vissuta raccontate da melodie appena accennate, storie che
vengono da un milione di anni luce di distanza, arrivano per entrarti dentro e
restarci. Per chi scrive l’ascolto di questi pezzi riporta naturalmente a quei
giorni in Cantabria, al suo mare e al suo vento, la gente e i bar, momenti
speciali grazie a un Micah che pur venendo da lontano a raccontare mondi
diversi riesce sempre a farti sentire a casa. E come ogni volta siete tutti, se
volete, i benvenuti.
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