PERE UBU - LADY FROM SHANGHAI

Fire Records, 2013

Voto:
7,5/10








Da quasi quattro decenni, gli Ubu elaborano idee musicali che vagano come schegge impazzite nella dimensione visionaria del rock sperimentale.
Riprendendo il discorso iniziato nel lontano 1978 con The Modern Dance, pubblicano un nuovo album il cui unico scopo, stando alla nota del frontman David Thomas, sarebbe quello di distruggere la musica dance.. o quanto meno di stravolgerne il concetto:

"Smash the Hegemony of Dance. Stand still. The dancer is puppet to the dance. It’s past time somebody puts an end to this abomination. Lady From Shanghai is an album of dance music fixed".

Partendo da Thanks, una rivisitazione ipnotica di Ring My Bell - classica hit della disco-music del 1979 di Anita Ward - inizia un percorso affascinante, fatto di atmosfere oscure e coinvolgenti come il dub-danzereccio di Free White
Segue Mandy, un inquietante sessione di  organo e tamburi demoniaci che si dissolve  nei suoni seducenti del post-punk di And Then Nothing Happened, prima che il rumore distorto ed interminabile di un'irritante sirena conduca l'ascoltatore verso l'esaurimento nervoso. 
I riffs di chitarra ed il funk del basso in Musicians Are Scum, si scontrano con i toni alienanti e la narrazione di Thomas che, nella sua vocazione destabilizzante, stordisce la signora di Shanghai con il caos elettro synth di The Carpenter Sun.

Nella loro bizzarra logica sulla musica da ballo, creano un opera brillante, perversa e fuori controllo, con le anomalie avvincenti della Ubu-art più inquietante.



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